Lasciato il resort senza brutte sorprese sul conto della camera ci dirigiamo a nord verso la ghost town Rhyolite, un’altra città nata vicino ad un’ennesima miniera. Questa a differenza di Oatman è veramente una città fantasma, a parte un paio di turisti non c’è in giro nessuno.
La prima costruzione che troviamo è la Bottle House, una casa costruita usando 50 mila bottiglie di birra al posto dei mattoni.
Di fianco si può trovare un negozio (non di souvenir, un negozio abbandonato) e più in là si trova il resto del paesino: una banca, la prigione (strategicamente vicina alla banca, sic!) e altre costruzioni. Quella meglio conservata e più interessante è la stazione, ma purtroppo per evitare incidenti e/o atti di vandalismo è stata recintata.
Non avendo abbastanza tempo per andare a vedere le pietre erranti (sailing stones) ci siamo lo stesso fermati diverse volte qua e là per farci sorprendere da quanti paesaggi diversi si possono trovare in un deserto. Da dune di sabbia finissima, a distese che chiamare aride è ancora un eufemismo. Abbiamo però scoperto che anche un deserto può essere romantico.
Le miglia scorrono velocemente ed i paesaggi cambiano a vista d’occhio. Dal deserto passiamo ai campi ed ai vigneti californiani, con qua e là anche qualche pozzo petrolifero. La nostra destinazione è incerta, l’unica cosa che vogliamo è raggiungere la costa oceanica.
Raggiunta la piccola località di Pismo Beach decidiamo che è il posto giusto dove fermarci. Il motel, Shell Beach Inn, questa volta non il solito Motel 6, è piccolo ed accogliente, il gerente molto simpatico e disponibile a darci consigli su dove mangiare e cosa vedere e fare il giorno seguente.
Facciamo quattro passi per raggiungere il ristorante, poi si torna in hotel a riposare: il prossimo giorno sarà all’insegna dello sport!
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