Dopo esserci svegliati siamo andati a recuperare Sissi, con lei e l’amico che l’ha ospitata siamo quindi andati a far colazione al Macy’s, un’ottima coffee house e panetteria di Flagstaff. Con la pancia piena (di cose sane, per una volta) siamo andati a fare un po’ di shopping tra piccoli negozi di souvenir e la mega libreria (e non solo) Barnes & Noble. Finite le spese varie abbiamo accompagnato Sissi a riportare l’automobile e da questo momento la nostra Ford Escape, stracarica di bagagli, porta un ospite in più.
Direzione: la famosissima Route 66!
Utilizzando un libro che avevo comprato giorni prima (Arizona Ghost Towns and Mining Camps, edito da Arizona Highways) abbiamo cercato -invano- diverse città fantasma, che dire… erano proprio fantasma! Senza perderci d’animo abbiamo deciso di andare a Oatman, una città fantasma abitata da… burros! La città era nata a inizio ‘900 a ridosso di una miniera d’oro, ora ci vivono -oltre ai venditori di souvenir- i discendenti degli asini che lavoravano nelle miniere.
Abbandonata (scusate il gioco di parole…) la città “fantasma” e la Route 66 raggiungiamo l’immensa diga di Hoover che rifornisce energia elettrica a Las Vegas, nostra prossima meta. La cosa curiosa è che Las Vegas è nata come città gestita dalla mafia per “intrattenere” (con alcool, giochi e donne, …) gli operai della diga, ora principalmente la diga serve a mantenere la città che è illuminata a giorno (se non di più) 24 ore su 24.
Per me è la prima volta -ovviamente, visto che non ero mai stato negli USA- che vedo Las Vegas, mentre i miei amici ci sono già stati. Vederla dal vivo fa ancora più impressione che non su schermo (film, foto, …), ma è chiaro fin da subito che è un posto che vale la pena visitare di passaggio, ma che non mi mancherà una volta lasciato.
Raggiungiamo l’hotel Imperial Palace, Filippo che è alla guida fa scendere me e Sissi per andare a cercare una stanza, mentre lui va alla disperata ricerca di un posteggio. Troviamo una camera, sicuramente non a buon mercato, ma è quello che offre la Città del Peccato.
Finalmente anche Filippo ci raggiunge, portiamo le cose in camera e ci prepariamo per uscire. Cerchiamo un fast food, che troviamo all’interno di un hotel/casinò poco distante dal nostro, poi facciamo un giro sulla Strip, la strada principale di Las Vegas. Cercando di non rimanere stregato dai milioni di lampadine, mi fermo però ad ammirare la cosa più bella della città: la fontana del Bellagio.
Chiamarla fontana fa quasi ridere: 35mila metri quadrati, 4500 luci e 1200 ugelli. Altezza massima che raggiunge l’acqua: 140 metri! (come il Jet d’Eau di Ginevra per intenderci). Uno show ogni 30 minuti tutto il giorno, la sera addirittura ogni 15. Fantastica!
Torniamo al nostro hotel e facciamo tappa obbligata al casinò, dove giochiamo per qualche ora, chi a roulette, chi a poker. C’è chi esce vincente, chi perdente, chi in pari. Una cosa è certa: il banco vince sempre!
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